CELTACHOR - Fiannaoícht

Trollzorn
I Celtachor sono degni eredi della gloriosa e orgogliosa stirpe celtica dalla quale discendono. I nostri propongono un black metal di taglio epico e di ampio respiro con inserimenti di musica celtica attraverso strumenti tradizionali della propria cultura, ma soprattutto l’anima drammatica e orgogliosa tipica del popolo celtico dell’isola di smeraldo. La musica dura proveniente dall’Irlanda, ha sempre dato esempio dell’attaccamento alle proprie radici, dai padrini Thin lizzy, ai Cruachan, fino a questa band che ha messo in musica la saga di una delle figure simbolo del mito celtico, Finn of the Fianna. L’opener “Sons of morna” è potente evocativa con un riffing introduttivo che sarà colonna portante per tutto il concept album, doppiato da strumenti tipici della musica popolare celtica come il bohdrann, e il flauto per poi scatenarsi in un blast beats selvaggio, con riffing potenti, orchestrazioni e un doppio cantato scream/pulito; i tempi sono epici e mixano abilmente accelerazioni e tempi più cadenzati ma ricchi di enfasi e furia.

La voce pulita è enfatica ed evocativa; all’interno del brano c’è pure un violino a dare ancora più enfasi epica al brano. “King of tara” è puro richiamo alla terra natìa con riffing tipici dell’heavy più classico, violini, melodie celtiche e cavalcate di stampo metal; il dualismo è ancora potente e diretto con screaming acidissimo e furioso e voce pulita; all’interno ci sono sfuriate in blast beats, il climax del brano è potente e pico e ricco di pathos. Le chitarre svolgono un grande ruolo nei riffing e nel richiamo al metal più classico attraverso le armonizzazioni. “The search of sadbh” è un brano che potrebbe richiamare i Bathory acustici, per l’enfasi drammatica; qui l’anima celtica salta fuori attraverso le melodie del violino e delle chitarre classiche unite al cantato drammatico e pulito. “Great ships came from over the waves” brano dal titolo lungo ma esplicativo, con strumenti celtici a dare il via, e le chitarre arpeggiate sono in secondo piano; un brano di ampio respiro, pathos e afflato epico. “The battle of the shores” è richiamato anch’esso da strumenti acustici celtici che richiamano la battaglia generata dal possente metal epico; la voce è pulita e drammatica; i riffing melodici e colmi di pathos, i tempi noin sono velocissimi; tutto l’insieme gioca a dare anima e a richiamare il tema scelto; lo scream e i riffing black metal vengono diluiti nel tessuto culturale della band. Un brano possente, ricco, orgoglioso e battagliero. Un disco stupendo, ricco di orgoglio, amore per la propria terra e per la propria cultura; un disco che non dovrebbe mancare nella collezione degli appassionati del genere. 

Voto: 8/10  

Matteo ”Thrasher80”Mapelli